Con Antonio Pezzano, Rodolfo Baggio e Vincenzo Moretti
Uno dei miti che ricorrono in molte discussioni e narrazioni sul turismo è quello della presunta differenza fra turisti e viaggiatori. Una ricerca su Google al proposito ritorna oltre 400 000 risultati. Parole tante, ma in realtà la differenza si capisce poco e, come dicono McKercher e Prideaux nel loro bello e documentato articolo (pubblicato dalla più importante rivista scientifica del settore: https://goo.gl/zb4w6Y), non si comprende perché alcuni tipi di turismo e turisti debbano essere migliori o peggiori di altri. E in che modo si debbano differenziare prodotti e servizi per gli uni o per gli altri.
Al di là delle possibili differenze, comunque, chiunque vada in un qualunque luogo è attratto sicuramente dalla bellezza di quei luoghi o degli oggetti che vi si trovano. La bellezza è un elemento importante di attrazione, su questo sono tutti d’accordo. E ciò si può tradurre in vantaggio economico, tanto che qualcuno (Prometeia: https://goo.gl/PBPrTm) ha anche provato a stimare questo “valore”.
Ma quel che forse conta di più è che la bellezza – o meglio, le qualità estetiche di territori, paesaggi (naturali o costruiti) e scenari – ha un incredibile potere nello stimolare la produzione creativa, un prerequisito per quell’innovazione capace di favorire lo sviluppo economico e sociale di una comunità (il legame è ben discusso qui: https://goo.gl/RLzQVg).
Che, in essenza, è (o dovrebbe essere) lo scopo di un equilibrato sistema turistico, e non solo.