Ad inizio del nuovo anno sulle pagine regionali del Tirreno è apparso un articolo il cui sotto-titolo recitava Sorpresa: Grosseto al 6° posto nella top italiana. Uno straordinario risultato da prendere con le molle: ecco perché. In sostanza, come si chiarisce nello stesso articolo, lo straordinario risultato conseguito dalla provincia di Grosseto consisteva in due errori di interpretazione del dato.
Il primo è che la classifica si riferiva ad una stima dell’importanza del turismo nell’economia locale. Fatto 100 il valore aggiunto prodotto in provincia, quanto è dovuto al turismo? Il dato stimato per Grosseto, oltre il 30%, la colloca tra quelle più alte. Ma è un valore relativo. Resta il fatto che Grosseto è al 12° posto per numero di presenze registrate nel 2016 (fonte Istat) e al 68° posto per PIL-procapite a livello provinciale (ultimi dati sulla Qualità della vita del Sole24ore).
Il secondo dato, come correttamente riportato in fondo allo stesso articolo, è che la stima del valore economico generato dal turismo è esagerata. Ma qui, tra le righe, si nasconde qualcosa di interessante.
Quando sentite parlare del fatto che il turismo vale il 10% del PIL generato in Italia, ricordatevi che si tratta di stime che cercano di cogliere il valore economico che attiva 1 euro speso dal turista nel nostro territorio. Queste stime sono molto difficili e sono spesso di parte. Provate a mettere insieme le stime fatte dal settore auto, dalla finanza, dall’agricoltura, dal made in Italy, ecc e vedrete che la somma non fa 100, ma 180, 200… Tuttavia, sebbene i dati sono da rivedere, il ragionamento che c’è dietro è molto interessante. Gli acquisti di un turista sul territorio, sono una sorta di esportazione di quel territorio in altre regioni o paesi. La domanda è fino a che punto le interconnessioni tra turismo e resto dell’economia sono valorizzate? Siamo sicuri che stiamo facendo un lavoro ben fatto? Possiamo fare meglio?
In qualche modo ne parleremo il 2 marzo al #JMO2018.