Cosa è e quanto vale il turismo enogastronomico in Italia?

Se chiedete a Coldiretti vi rispondono che è il motore del turismo italiano. Secondo loro, il 40% della spesa degli stranieri in vacanza in Italia è destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche. Il food, nelle sue varie manifestazioni, sarebbe la principale voce del budget delle vacanze degli stranieri che per pancia e gusto spendono il doppio di quanto destinato al dormire. Peccato che, anche con richiesta all’ufficio stampa,  non siamo riusciti a trovare la metodologia per capire da dove vengono questi dati (si cita uno studio Confturismo Confcommercio, sulla base dei dati Isnart Unioncamere).

Se lo chiedete alla Banca d’Italia, che supervisiona un’indagine sui comportamenti di spesa dei turisti internazionali in Italia, vengono fuori due spunti interessanti. Il primo è che solo una frazione microscopica delle vacanze dei turisti stranieri in Italia è motivata esclusivamente dall’enogastronomia (lo 0,5%). Non cambia molto se la motivazione enogastronomica è accessoria ad altre (passiamo al 4,6%). Il secondo spunto  è che ai ristoranti va tra il 20 e il 22% del budget di spesa (mentre il 40% andrebbe all’alloggio). E’ utile ricordarlo, si tratta di dati desunti da interviste.

Anche Mastercard vuole partecipare al dibattito e ci dice (si fa per dire, i dati li abbiamo presi qui) che i suoi possessori di carta di credito che viaggiano in Italia (ma non italiani) nel 2016 hanno speso  il 33% in alloggio e ristoranti e  il 7,7% nei negozi alimentari. Mastercard ci dice anche che il 27% della spesa non è tacciabile perché sono i contanti ritirati  al bancomat. Ora, io ho provato a fare due conti sulla carta da pane. Se ipotizzo che i contanti vengono spesi tutti in alimentari e ristoranti, mi viene difficile da credere che nel 33% di spesa con carta di credito per vitto e alloggio ci sia qualcosa per il vitto. Insomma, che il 40% della spesa degli stranieri in Italia sia destinato alla tavola (come stima Coldiretti) pare esagerato.

Comunque la pensiate, il cibo per un turista è importante e l’Italia si distingue per la buona tavola. In Maremma poi, la contiguità tra turismo e agricoltura fa si che il tema sia di fondamentale importanza. Per questo motivo abbiamo deciso di vederci chiaro e abbiamo invitato Roberta Garibaldi, la curatrice del Rapporto sul turismo enogastronomico italiano, al prossimo JMO.  Alla Prof.ssa Garibaldi abbiamo posto tre quesiti. Primo, le abbiamo chiesto di aiutarci a fare chiarezza sui numeri. Secondo, l’abbiamo sollecitata a fornirci un focus particolare sui dati comportamentali; cosa fanno i turisti enogastronomici nelle destinazioni? Terzo, l’abbiamo invitata a fornici una breve panoramica di come altri territori si sono attrezzati per fornire risposte alle loro esigenze. Le risposte non sono per niente scontate.

Roberta Garibaldi, Esperta di turismo enogastronomico, Docente universitaria ed autrice del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano. È membro del Board of Advisors e Ambasciatore per l’Italia della World Food Travel Association, e dei Board del World Gastronomy Institute e di IGCAT International Institute of Gastronomy, Culture, Arts and Tourism.Fa inoltre parte del Consiglio di Presidenza della Società Italiana di Scienze del Turismo (SISTUR), è membro di ATLAS e Aiest e di Treccani Gusto, oltre che del Comitato Scientifico di BTO. Organizza il “Food Tourism Day” della Bit–Borsa italiana del Turismo

Immagine MaxPixel (1)

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