#Scuola e #lavorobenfatto. E il #turismo va.

È out dire che quest’anno sono particolarmente felice di essere a JMO, che magari l’ho detto anche lo scorso anno e ci faccio una brutta figura, però quest’anno sono particolarmente felice di essere a JMO.

È la connessione tra lavoro ben fatto e scuola a produrre questo effetto, connessione intorno alla quale lavoro da molti anni con una metodologia che ha coinvolto ragazze/i di ogni età e scuole di ogni tipo, dalla prima elementare all’università, come potete vedere qui.

Ora non è che vi voglio dire proprio tutto, perché per quello vi aspetto a JMO, diciamo che provo a incuriosirvi, a darvi un assaggio, per il resto ci vediamo il 16 e il 17 Maggio a Grosseto.

A costo di sembrare esagerato vi dico subito che per me il lavoro ben fatto dovrebbe essere non dico la materia, perché non è una materia, ma l’approccio più importante per ogni tipo di scuola.

Per spiegarmi meglio aggiungo che il lavoro ben fatto del prof. è quando insegna a pensare, a risolvere problemi, a moltiplicare le opportunità. Poi naturalmente ci stanno i contenuti specifici della sua materia – storia, matematica, taglio e cucito, filosofia, scienza, chimica, cucina, sala, quello che vi pare – ma vengono dopo, perché senza pensare non si può fare niente bene e senza la capacità di risolvere i problemi non si riescono a gestire nel modo giusto né il rapporto con se stessi né quello con gli altri, vale nello studio come nel lavoro e nella vita.

Il lavoro ben fatto di chi studia è di converso imparare a pensare, a fare bene le cose, a usare in maniera consapevole le tecnologie di cui si dispone, ancora una volta a risolvere problemi e a cogliere le opportunità.

Vale sempre. Per tutte le scuole e per tutti i lavori. E vale in maniera particolare nelle scuole e nei lavori del turismo, perché lì più che in ogni altro posto è la relazione con le persone, quelle che lavorano con noi e quelle che utilizzano le strutture nelle quali lavoriamo, a fare la differenza.

Perché sì, voi che mi leggete lo sapete meglio di me che lo sto dicendo ma lo voglio scrivere lo stesso: se quelli che dormiranno nel letto che abbiamo sistemato, che useranno il bagno che abbiamo pulito, che si siederanno al tavolo che abbiamo apparecchiato, che mangeranno le cose che abbiamo cucinato e servito in tavola, che utilizzeranno la piscina, la sedia sdraio o la baita, la bicicletta o lo slittino, che valuteranno l’hotel, il beb, il ristorante, il lido, la stazione sciistica che dirigiamo se ne andranno contenti funziona, altrimenti no.

Mi verrebbe da dire che il lavoro ben fatto è una ricetta, e invece vi ripeto che è un modo di essere e di fare, un modo di essere e di fare che può cambiare le nostre vite.

Ma ho detto già troppo, ci vediamo a Grosseto.

======

Vincenzo Moretti, sociologo e narratore. Sono nato nel 1955 da Pasquale, muratore e operaio elettrico, e Fiorentina, bracciante agricola e casalinga. Desidero quello che ho e continuo ad avere voglia di cambiare il mondo. Le persone, il lavoro e il cambiamento – sociale, tecnologico, organizzativo – sono il filo conduttore della mia attività di ricerca. Racconto il #lavorobenfatto su Nòva Il Sole 24 ORE e dopo una vita trascorsa a scrivere saggi e storie vere a Giugno del 2018 ho pubblicato il mio primo romanzo, Novelle Artigiane, disponibile su Amazon o nel corso delle presentazioni.
Se vuoi saperne di più clicca qui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.